martedì 18 novembre 2014

Strascinati (ricetta di Cascia)

Ingredienti per 4 persone
  1. 100 gr pancetta a fettine o cubetti (ottima quella affumicata)
  2. 2-3 salsicce umbre
  3. 200 gr panna
  4. limone
  5. noce moscata
  6. pecorino (o parmigiano)
  7. 4 uova
  8. pasta: consigliate mezzepenne
Mettere a cuocere la pasta (considerare una porzione più scarsa di quella abituale. Se nella norma si mangiano 100 gr di pasta, non metterne più di 80 a testa).
In una padella capiente (dovrà accogliere pasta e condimento), mettere la pancetta e la salsiccia sbriciolata con una forchetta). Non aggiungere nessun olio. Lasciara andare la cottura fino quasi all'indorimento.
A questo punto spolverare con della noce moscata, e qualche goccia di limone (per 4 persone basta 1/8). Miscelare per amalgamare e aggiungere la panna. Se necessario aggiungere del latte per scioglierla. Amalgamare ancora e spolverare con ua manciata di parmigiano.
Lasciare al caldo, in attesa della pasta. Appena pronta la pasta metterla nella padella, quindi aggiungere un uovo a testa leggermente strapazzato. Miscelare bene il tutto facendo attenzione a lasciare l'uovo morbido (non fate una fritatta!!).
Servire e buon appetito

PS: questo piatto viene considerato, per la sua consistenza, come unico.

Un po di storia. Correva l’anno 1494, quando i Capitani Paolo e Camillo Vitelli, alla testa di numerosi fanti e cavalieri, invasero la terra di Monteleone, onde dare aiuto al Re di Francia, Carlo VIII, intento allora alla conquista del regno di Napoli.
Un giorno i due fratelli si trovarono, stanchi ed affamati, alla porta del Castello di Vetranola ed ivi chiesero cibo e ristoro.
Ritenendo, però infidi gli abitanti, stimarono miglior partito prendere prigionieri il castello e tutti gli uomini validi e quindi ingiunsero alle donne di imbandire la mensa e servirli.
L’odio ed il rancore per l’oltraggio patito indussero le donne del Castello a preparare per gli invasori un misero piatto di “penchi” assai male conditi, giustificandosi col dire che, per i tempi calamitosi, non avevano altro di meglio da offrire.
Tale incauto comportamento fece montare in furore i Vitelli i quali ordinarono che tutti i prigionieri, mani e piedi legati, venissero attaccati ai cavalli per essere TRASCINATI, fino a morte, intorno al Castello.
A nulla valsero le preghiere ed i pianti delle donne; solo ebbe effetto l’ardimentosa proposta di una bella fantesca, la quale si offrì di mutare i dispregiati ”penchi” in una sostanziosa vivanda mai prima gustata, a patto però, che non si procedesse nella minacciata rappresaglia.
Si era in carnevale e, se le carnascialesche imprese eran neglette, tanto imperava il pianto e la tristezza, pure fioriva la sagra dell’utile suino, che dette alla giovane il mezzo per vincere la disperata impresa.
Con guanciale magro, salsicce fresche, uova e pecorino, abilmente manipolati e rimescolati, trasformò quei “penchi” in una prestigiosa vivanda che i Vitelli e la loro scorta gustarono a pieno, tanto che placati e satolli ripresero la via di Napoli, senza fare danno ad alcuno.
Da allora nella terra di Monteleone tale pietanza viene chiamata “STRASCINATI” , felice improvvisazione di una giovane umbra innamorata.

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