venerdì 28 novembre 2014

Ciccioli

I ciccioli, o sfrizzoli nel sud Umbria, sono "la quintessenza" delle "porcherie" sane che si producono col maiale.

Come sappiamo, un vecchio detto recita: "del maiale non si butta via nulla".

Nell'antichità il prezioso olio d'oliva era si prezioso, ma irrangiungibile dalle tasche del popolo, per poterlo sprecare per cucinare. Un fritto, un soffritto, era impensabile che fosse fatto con olio d'oliva.
E gli oli di semi erano di la da venire.
L'ingegno mano per fortuna non dorme, e sicuramente qualcuno pensò a suo tempo di utilizzare il grasso del maiale a tal scopo.
I maiali di illo tempore, non erano di razze purificate come oggi, tutto magro e niente grasso. Non erano nutriti a mangimi dietetici. Mangiavano ciò che si trovava in natura, ghiande, radici, erbe, e in vero, essendo il maiale onnivoro, tutto ciò cu cui riuscivano a mattere il grifo.
Questo creava maiali molto grassi. I miei ricordi di quando ero piccolino, sono di schiene con diversi centimetri di grasso di spessore, figuriamoci a quei tempi.
Il grasso di schiena, di collo, addominale era abbondante, e non tutto veniva salato per usarlo come condimento, o mangiato tal quale. Una parte aveva una destinazione diversa.
Anche il grasso addominale interno, chiamato "sugna", era praticamente inutilizzabile.
L'ingegno umano penso di ridurlo a pezzetti, fonderlo, raccogliere il grasso fuso, e riutilizzare anche le fibre dello stesso, risultanti come prodotto di scarto o finale della fusione.
Parlo dei ciccioli. Non ho idea di come facessero nel mondo antico, ma dai nostri nonni abbiamo imparato a macinare tali parti grasse in eccesso, a volte unendo anche quella parte di pancetta esageratamente grassa, e non utilizzata nella produzione di salami e salsicce.
Questo macinato, unitamente a delle foglie di alloro (lauro), veniva messo a sobbollire pian piano, fino alla fusione. Come comincia a fondere, alcuni aggiungono un po di sale fino. (servira a mentenerlo meglio nel tempo).
La parte fusa veniva man mano raccolta con un ramaiolo, e veniva immessa nelle grossissime vesciche del maiale. Veniva fatto raffreddare e poi appevo ai travi delle cantine.
Quando le nonne dovevano friggere, e il primo uso era per le castagnole di carnevale, la vescica veniva tagliata a fette secondo necessità, e il grasso fuso di nuovo usato per friggere.
Nessuno ci crederà mai, ma risulta che questo sia il miglior grasso di frittura esistente, non bruciando se non dopo innumerevoli fritture. Se oggi con gli oli di semi dopo una due fritture, dobbiamo cambiarlo perchè l'olio si è degenerato e diventa praticamente tossico, quello di maiale non solo sopporta fino a 10 fritture senza problemi, ma rende i fritti belli croccanti. Le nonne usavano poi raccogliere in tazze l'olio residuo della frittura, e farlo freddare di nuovo per riutilizzarlo in fritture successive.
Ma torniamo ai ciccioli.
Dunque, abbiamo detto che il grasso, con le sue fibre, la sugna, e parte della pancetta viene macinata, addizzionata di un po di sale, insapotira con dell'alloro, messa in dei pentoloni, e fatta sobbollire senza fretta finchè non fonde.  La parte liquida viene man mano raccolta togliendola dalla pentola.
Quando la parte grassa finisce, le fibre cominciano a cuocere e ad abbrustolirsi. Appena si capisce che hanno perso tutto il grasso contenuto, e si sono cotte, vengono raccolte con un colino, e messe sopra un telo di lino grosso.
Il telo viene arrotolato, e poi, mentre due persone stringono nei due sensi contrari il telo, un'altra prende due paletti, legati ad un apice da spago, stringe il prodotto contenuto nel telo, spremendolo. Gli ulitimi residui di grasso passano attraverso il telo, e dentro rimane solo fibra pulita e senza grasso.
Questo viene poi tolto dal telo, messo su un piatto largo, ed eventualmente aggiustato di sale.
Si lascia uno due giorni ad eccissare, e poi.... si mangia a manciate, un gusto che chi non conosce deve assolutamente provare.
Altro simpaticissimo uso, è quello di mischiarli con l'impasto per la pizza, creando cosi la pizza salata chiamata "pizza coi sfrizzoli" in uso soprattutto in zona sud.
Oggi come oggi, in cui procurasi del lardo da delle bestie ormai ridotte a solo magro (sigh) è diventata una cosa quasi impossibile da reperire, si usa, se si fanno in casa, delle pancette molto grasse. La carne a filo eventualmente presente, aumenterà la produzione di ciccioli, senza che cambi il sapore finale.
Questo prodotto non è di esclusiva produzione umbra, ma la differenza con altre regioni è che, mentre da noi il grasso si macina, nelle altre di norma viene tagliato a piccole e sottilissime fettine.
Il risultato cambia un po nel gusto, perchè mentre nei nostri fibre e carni sono ben miscelati tra loro, in quelli a fettine, tipo quelli toscani, si sente in bocca la differenza tra parti carnee e parti fibrose.
A ognuno il suo gusto!!


giovedì 27 novembre 2014

Massaggio al cioccolato

Una chicca per tutti: MASSAGGIO AL CIOCCOLATO.

Il massaggio al cioccolato stà diffondendosi sempre di più. Ma le cose famose devono avere un senso.
Qual'è il senso di questo?
Il cioccolato è ricco di sostanze nutrienti e idratanti, e inoltre contiene sostanze che combattno molto bene la cellulite. Contiene inoltre una notevole quantità di polifenoli e tannino capaci di contrastare l’ invecchiamento della cute.  La cellulite invece si attenua grazie ai flavonoidi che producono un’ azione drenante e contribuiscono all’ eliminazione dei liquidi di ristagno, azione questa, che unita alla caffeina, scioglie gli odiosi cuscinetti adiposi. A tutto ciò va inoltre aggiunto che, i trattamenti basati sulla cioccolato terapia incrementano la produzione di endorfine che vanno a loro volta a favorire l’attività della serotonina, il neurotrasmettitore della serenità e del buonumore.
fare un bel massaggio al cioccolato, rimanere rilassati almeno un quarto d'ora dopo il medesimo, e fare una bella doccia calda, con guanto di crine, senza bagno schiuma, dona una pelle liscia come seta, e una sensazione di benessere che dura molto, ma molto a lungo.

Comprare creme pronte al cioccolato è facile, ma costa un pochetto.

Una piccola ricetta per fare tutto ciò in casa: 500 gr di cioccolato fondente. Sciogliere a bagno maria, si aggiunge qualche goccia di olio essenziale di lavanda (3/4 gocce), che ha proprietà  rilassante, antidepressiva e cicatrizzante, e di olio essenziale di rosmarino (2/3 gocce) che ha molte proprietà, tra cui: stimolazione della circolazione, reidratante, tonificante, stimolante della rigenerazione cellulare, decisa azione lipolitica, antinfiammatorio ed astringente...lasciare raffreddare e usarlo come crema da massaggio. Se rimane troppo denso, aggiungere poco olio di mandorle o simile.


USO: Massaggiare almeno mezz'ora per lato del corpo, soffermandosi molto su glutei e cosce nelle donne, sulla schiena e addome nei maschi. 
Lasciar agire almeno un quarto d'ora a fine massaggio, lavarsi con acqua calda  e con guanto di crine (se non già precedentemente usato), senza usare saponi di nessuna natura e genere.

massaggio tantra: leggi info







ATTENZIONE: NON E' UNA STRUTTURA PUBBLICA, MA UNO SPAZIO PRIVATO, CHE VIENE MESSO A DISPOSIZIONE PER AMANTI DEL GENERE E PER AMICI. GLI INCONTRI SONO DI TIPO PRIVATO, A DUE/TRE, O A SECONDA DI ORGANIZZAZIONI FATTE TRA GRUPPI DI AMICI

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Ciclo benessere

Come è composto un bel ciclo completo di benessere?
In effetti ci sono tantissimi modi per eseguirlo.
Un ciclo dovrebbe comprendere un due giri sia in sauna che in hammam, e in uno dei due hammam, dato che la pelle risulterebbe ben ammorbidita, sarebbe consigliato un bel peeling o scub.
Questo si può fare usando un semplice guanto di crine, facendosi massaggiare su gambe, piedi e schiena. Per il resto del corpo si può decidere se farselo fare rimanendo belli distesi, o gestirsi da soli la strofinatura di parti delicate come addome, petto e braccia.
Si possono usare anche altri elementi, tutti ugualmente validi, anche se con azioni diverse.
Si puo usare semplice sale da cucina, fino o grosso secondo gradimento, o meglio ancora sali del Mar Morto, notoriamente ricci di sali minerali, lasciandoli in posa per qualche minuto.
Si può fare anche una base con sale fino, e aggiungerci del miele, o del burro di karitè, oppure solo olio.
Oppure, soprattutto per le gambe e schiena, si può mettere piccole dosi di acido glicolico, in modo di avere un'azione disgregatrice e levigante ancor più profonda.
Questo peeling si può fare anche fuori dell'hamam, perdendo però in parte l'effetto ammorbidente del vapore.
Oppure si può usare, se gradito, il famoso Sapone Nero d'Aleppo, disponibile per uno scub completamente naturale.
Alla fine di tutto il ciclo, la parola d'ordine è MASSAGGIO.
Un massaggio rilassante, fatto con calma e senza limiti di tempo, non solo rilassa, fa rinnovare le energie, ma ridona alla pelle la sua giusta dose di lubrificazione, senza la quale, dopo pochi minuti si soffrirebbe di solletichi, pruriti, dovuti all'essiccamento della pelle.
Ricordiamoci che la pelle è ricoperta di un film idrolipidico, che oltre a proteggere da virus e batteri, rende la pelle morbida ed elastica.
Normale che questo film debba essere ricambiato ogni tanto, perchè si sporca e alla fine degenera puzzando. Non solo, le cellule superficiali che sono a fine vita, muoiono per lasciare spazio alle nuove, e questo processo avviene tanto più velocemente, quanto la parte è sottoposta a stress. Basta pensare ai piedi e a quanto questi siano facili a inspessirsi (talloni in primis) e rendere odori sgradevoli di disgregazione cellulare.
E' per questo che ci si lava, più o meno spesso. Non si toglie solo lo sporco visibile, ma anche quello più nascosto di tutto il pacco protettivo che la natura ci fornisce, ma che va rimosso periodicamente.
Però la pelle non deve rimanere poi senza questo importante film. Ed è per questo motivo che i vari saponi son sempre meno aggressivi, e son spesso consigliate oliazioni post doccia, tonici, e tutta una serie di prodotti diversi, ma che hanno tutti un unico scopo: rimettere a posto il film idrolipidico artificialmente nel frattempo che si riforma quello naturale.
E' chiaro che dopo un giro in saune ed hammam, questo film non solo scompare, ma si arriva a fare una pulizia cosi profonda che.... senza nessuna irdatazione si rimarrebbe a pelle molto secca per diverse ore. E pelle secca significa prurito, desquamazione per morte cellulare, e può significare pure arrivare ad essere più sensibili a sostanze allergeniche.
Per cui la parola d'ordine post sauna è: IDRATAZIONE

Quanto di meglio se questa vien fatta con un massaggio? Il massaggio, fatto con oli naturali, farà si che questi vengono assorbiti in parte dalla pelle, e asciugarsi e rimanere con essi addosso, ci completerà nel modo più ottimale possibile una bella giornata di benessere.

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Dolce nero

Un dolce molto comune nelle nostre case, nella sua variante più morbida come consistenza

  1. 250 zucchero
  2. 100 olio di arachide
  3. 3 uova
  4. 350 farina
  5. Cartina ½ kg
  6. 180 latte
  7. 1 vaniglia
  8. 75 grammi di polvere di cacao amaro
  9. pinoli (circa 30 grammi)


Monta bene le uova, e poi aggiungi lo zucchero e monta a lungo. Deve schiumare.
Poi aggiungi tutti i liquidi (olio, latte), poi insieme, a cucchiaiate, la miscela di farina, cartina, vaniglia e la polvere di cacao. Versa in teglia di 30/32 cm (o quadrata). Inforna a 150°. Quando hai infornato, dopo circa 5 minuti, porta la temperatura a 180 (questo eviterà che si gonfia in mezzo, ma rimarrà bello disteso). Dopo 30/40 minti controlla la cottura con uno stecchino.
Unica nota: se il calore dovesse avvampare la superfice del dolce, a metà cottura coprire con carta paglia, o argentata, con la parte riflettente verso l'esterno.

Porchetta umbra

La porchetta oggi come oggi è diventato uno status simol italiano. Molte sono le zone di produzione, ma diverse sono le ricette con cui viene prodotta. La maggiore diffusione di questa meravigliosa trasformazione del maiale è però nel centro Italia, dove è nata.
Io tratterò ovviamente della versione umbra.
Cosa si usa. Dipende il tipo di produzione messa in atto. Maiale è il punto fisso.
Può essere intero o un "tronchetto".
Se intero si utilizza la carcassa di un maiale di peso medio di circa 50/80 kg, max 100 (peso vivo), per cui abbastanza sul giovanile. A questo si tolgono solo gli zampetti, viene aperto e ripulito di tutto ciò che ha dentro, disossandolo. Viene riempito degli odori, molto spesso si lascia il fegato a pezzetti (fegatelli), poi ricucito, e cotto in forno a legna. Questa modalita fornisce un prodotto sicuramente migliore del fratello minore, il tronchetto.
Questo formato viene per lo più usato per fiere e mercati rionali, dato che anche se la porchetta cotta dura molti giorni, è bene consumarla il prima possibile.
Nella norma, nei negozi, nelle macellerie, supermercati, o in casa, viene invece prodotto in tronchetti, di peso variabile, secondo l'uso e consumo che ne sarà fatto.
Per il tronchetto si può usare un bel pezzo di pancetta magra, fino a una "spolpatura" fatta ad hoc.
In pratica viene presa la schiena del maiale, dallo sterno ad almeno metà delle schiena,  e dalla spalla fino all'addome, di lunghezza variabile secondo la quantità che si vuol fare, ovviamente comprensivo della cotica.
Viene disossato dalle costicciole, e viene tolta una parte del grasso della parte sternale, formando una sezione simile a questa:

Sulla pezza verranno distribuiti gli odori e poi il tutto arrotolato, utilizzando la parte di cotica senza nulla a mo' di "coperchio".
Cosa si mette all'interno:
- dei pezzi di carne tipo dell'arista tagliata a grossi pezzi, tipo pesci. (formaranno del magrno aggiungivo alle fette finali), o intera.
- dei pezzi (o sempre a pesci) di fegato
- i seguenti odori:
  1. aglio intero e con camicia, leggermente schiacciato, o a fettine sottilissime (cambia con la pezzatura del tronchetto)
  2. sale
  3. pepe
  4. semi di finocchio selvatico (nei maiali interi vengono invece messi rami interi, soprattutto se sono di stagione).
Come dicevo, una volta condito e immessi i pezzi di carne, il tronchetto viene arrotolato a chiuso con spago grosso, in modalità diverse, ma nella norma con percorso a spirale.


In teoria può essere cotto anche subito, ma se si lascia uno due giorni a insaporirsi, anche il pezzetto più distante dagli odori prenderà un sapore da sogno.
Il tutto viene di norma cotto in forno a legna, e in casa nel fornino elettrico. La temperatura dovrebbe stare dai 200 ai 250 gradi (nel forno a legna 290/310 circa). Il tempo medio difficilmente è più breve di quattro ore. Il tronchetto viene posto nel forno avendo cura che il taglio di giunzione del tronchetto rimanga rivolto verso l'alto. Sul fondo del forno andrà posta una teglia capiente, di dimensioni maggiori del tronchetto, e con acqua, in modo che raccolga il grasso che scolerà dal pezzo. Dopo le prime due ore, si gira sottosopra, e si fa qualche buco nella parte senza taglio della porchetta. Questa procedura farà si che la carne della porchetta si insaporisca per bene nel suo grasso, ma poi girandola, e bucherellandola, si fa si che tutto il grasso scoli dalla pezza, lasciandola con una quantità residura relativa e notevolmente ridotta rispetto al crudo. In pratica rimane più la fibra del grasso, che non il grasso stesso. La cotenna dovrà alla fine apparire di un bel bronzeo brunito, con tantissime bolle croccanti in superficie. Finita la cottura si tira fuori dal forno, e si lasca finire di scolare su un'asse di legno. La medesima, come ben sapete, si può consumare apena sfornata, cosi come ben raffreddata. Qual'è il modo migliore? Sinceramente entrambi son fantastici, anche se i risultati gustativi cambiano notevolmente. Di solito, se prodotta in casa, si fa un primo consumo caldo, e il pezzo avanzato si pone in frigorifero, per consumarlo i giorni successivi. Ricordo che si può anche congelare.
Ottimo l'aglio che viene sbucciato, e spalmato sulle fette del pane che si abbina alla carne. I fegatelli che si squagliano in bocca sono un deliquio di fragranza e sapori. Inutile, va assaggiata.


Nella foto potete ammirare un tronchetto di 15 kg, cotto nel forno a legna di Villa Fenice.
E' oltre metà cottura, sull'apposita griglia da porchetta. Come vedete è stata fatta un'accortezza. Le parti terminali son state coperte da una fetta di cotica, onde evitare la  bruciatura della carne che, esposta a quelle tempetarure per cosi lungo tempo, si brucierebbe e basta, rendendola inutilizzabile o quasi.

Pesi. Una porchetta ben composta perde circa il 50 % di liquidi e grassi. Ogni persona mangia circa due etti di porchetta senza problemi. 
Consiglio: cercate di scegliere pezzi non esageratamente piccoli. Non potrete mettervi carni o fegatelli aggiuntivi all'interno, e vi rimarrà solo fibra, cotenna, e pochissima carne: non è il massimo. Se avanza, ricordo che è stupenda anche fredda, anzi, è la sua versione di consumo standard. può essere terminata addiruttura fino a una due settimane dopo senza problemi, basta coprirla con della pellicola. E ricordo che può essere congelata, il che permette di consumarla anche a distanza. Basterà toglierla dal congelatore almeno 24 ore prima, e affettarla come fosse fresca, senza ne riscaldarla ne altro. Pronta all'uso.
Una caratteristica della porchetta è che, al contrario di quanto si pensi, è un alimento molto magro. La lunga cottura permette infatti la scolatura di tutto il grasso presente. Nei mercati, se ne trovate di grasse, è solo perchè hanno tenuto tempi di cuttura troppo brevi.

Nella altre regioni cambia principalmente la serie di odori che vengono utilizzati.
Tra questi abbiamo trovato rosmarino, noce moscata, maggiorana.... Tutte ugualmente buone ma.... non le proponete agli umbri.... è un consiglio!!

Una sciccheria aggiuntiva... nel passato, la teglia raccogli grasso che si poneva sotto il maiale, non conteneva acqua. Il grasso cosi raccolto veniva chiamato "intocco". In questo sugo venivano poi cotti orecchie, zampetti e coda, che erano stati separati dalla porchetta intera, aggiungendo sempre aglio, sale, pepe e finocchio. Oggi non è facile trovarne, ma nei mercati rionali ancora esiste qualche porchettaro che ancora produce questi paccati di gola. Vi consiglio vivamente di metterci i denti sopra, se ne trovate

La sua origine.
Come tutte le tradizioni antiche diversi sono i paesi, soprattutto del centro Italia, che si contendono il primato dell'invenzione. Ariccia, nel romano, dice che già Nerone ne faceva uso. Alcuni affermano che fosse in auge addirittura tra gli Etruschi. I Norcini poi hanno la versione storica più probabile, essendo da sempre famosi per ogni tipo di lavorazione della carne di maiale.Nell'area toscana la tradizione di porchetta al rosmarino (detto ramerino in toscano) è poi cosi famosa che si estende fino al napoletano. Ariccia detiene il marchio IGP, Campli (Abruzzo) detiene il titolo della moglior porchetta italiana. 
In Umbria è diffusissima in ogni stagione, e il primato lo detiene Costano, nell'assisano. Gli umbri non sono molto gelosi dei titoli e primati ottenuti dagli altri, considerando le altre più arrosti di maiale che non porchette vere e proprie.  Consentitemi un po di campanilismo :-)

domenica 23 novembre 2014

Hammam

Prima di tutto il nome.
Bagno turco, bagno di vapore, hammam o..?
Facciamo un attimo di storia.
Praticato sin nell'antica Grecia, ripreso dai romani nelle  "Thermae"con i Calidarium. Dpo la caduta dell'Impero Romano, nel VII secolo, gli arabi si ritrovarono una quantità di terme romane abbandonate, e ne proseguirono l'uso, costruendone anche di più piccole, affascinati dall'acqua che era così scarsamente usufruibile nelle regioni semi-aride da cui essi provenivano. Questi bagni riscaldati divennero ben presto i centri di igiene, di benessere e di vita sociale dell'epoca .
Successivamente i turchi fecero evolvere  la funzione sociale dell'hammam e divenne molto più di un luogo deputato alle pratiche igieniche e sociali. Ad esempio le future mamme seguivano pratiche per favorire il parto e tornavano 40 giorni dopo la nascita del figlio, le donne prima del matrimonio si recavano per la cerimonia dell'hennè e per la purificazione dopo aver consumato il matrimonio. Con il termine hammam (letteralmente="scaldare") si indica in lingua araba (e in molte lingue che hanno incamerato parti più o meno cospicue di lessico arabo) il complesso termale in cui i musulmani effettuano il ghusl, o lavacro maggiore, o il wudu' , o lavacro minore, per conseguire la purità rituale, indispensabile per poter poi adempiere all'obbligo canonico della s.ala-t giornaliera. Queste strutture furono anche fonte di lavoro, in quanto occorrevano molti addetti per far funzionare tutto. Una parte incaricata delle caldaie dove l'acqua veniva riscaldata per essere immessa, tramite tubazioni, nelle sale, una parte addetta al massaggio dei corpi, una parte incaricata della depilazione (assai diffusa tanto fra le donne quanto fra gli uomini) tramite una pasta depilatoria - la nu-ba - di non si conosce perfettamente la formula, e una parte infine che si occupava di portare generi di conforto agli utenti che, sovente, si intrattenevano a lungo nei locali per tutto il tempo consentito.
Negli hammam, e bagni turchi, poi ci sono delle sale apposite dove i clienti vengono "lavati" in modo energico con particolari sali e saponi, di cui il più famoso è il "sapone nero arabo". Ma di fatto questi ambienti e queste pratiche appartengono  alle terme in cui sono inseriti gli hammam, e non ai locali con il vapore. Dunque l'unica differenziazione non pienamente corretta che possiamo dare è: il locale in cui è immesso vapore è il "bagno a vapore". Hammam e bagni turchi son quelli dove si può praticare peeling, che in europa si fa con quanti di crine, o con sale, possibilmente del mar Morto, direttamente dentro il bagno. Diciamo che in pratica ogni nome dei tre dato è fondamentalmente corretto. Non fare confusione con altri locali intermedi e con altri servizi (tipo cascate), tipo i Termarium, Laconium etc, che sono invece cose a se stante che col bagno di vapore non hanno nulla a che fare, se non calore e umidità.
Dato che in quello di Villa Fenice si può fare il peeling, ci è sembrato che il termine Hammam fosse più consono.

Di fatto cos'è un hammam, o bagno di vapore?
E' un locale chiuso, dove ci sono sedute o panche, in cui viene immesso vapore fino a portarlo ad una temperatura compresa tra i 40 e i 60°, con un'umidità relativa del 90/100 %. La sudorazione è meno intensa che nella sauna secca, ma dato che il tempo di permanenza è di normo molto più prolungata, la quantità totale emessa supera di molto quella della sauna.

Effetti benefici:
- favorisce la circolazione
- favorisce una profonda pulizia e purificazione della pelle
- ha un effetto tonificante e rilassante e riduce lo stress
- ottimo contro i dolori reumatici
- combatte le tensioni muscolari
- favorisce il riposo
- combatte le infiammazioni delle vie respiratorie
- rende la pelle setosa e elastica

Come è fatto l'Hammam di Villa Fenice. (foto reali)
L'ambiente è stato realizzato con materie isolanti non plastiche, ricoperte di vernice vetrificante insensibile al calore, di colore verde smeraldo. La seduta è composta di un blocco unico di quarzo in taglio naturale.
 Nella parete di fondo c'è la doccina per rinfrescarsi e per ripulire la panchina prima e dopo la seduta. Sul soffitto c'è un cielo stellato in fibra ottica a profondità variabile, in modo che una volta immersi nella nebbia del vapore, sembri di stare in mezzo ad una nebulosa.
Completa l'hammam il pavimento sensoriale composto di una miriade di sassolini che massaggiano i piedi camminandoci sopra.

Controindicazioni: La pratica in oggetto è controindicata quando l'organismo risulta particolarmente debole, in presenza di disturbi cardiocircolatori, di malattie cutanee o veneree.

Come si esegue:
- Meglio non affrontare l'hammam a stomaco vuoto, ma nemmeno pieno. Meglio un pasto leggero e farla dopo un'ora dallo stesso.
- Fare una bella doccia depurativa di pulizia prima di accedere.
- Asciugarsi bene prima di entrare. Anche se sembra un controsenso, entrare bagnati ritarderà notevolmente l'inizio della sudorazione, essendo il corpo già rinfrescato dall'acqua della doccia.
- in bagno turco non si porta nessun tipo di stoffa. Prima di tutto si inzupperebbe d'acqua e vapore, secondariamente l'uso corretto prevede che si lavi il posto dove siederemo, sia all'inizio che quando usciamo, rendendo inutile frapporre altro tra il nostro corpo e la pietra.



- Mettersi stesi o seduti, ma possibilmente con gambe accovacciate. Trattenersi per circa 20 minuti. Se dovessero battere le tempie, meglio desistere e andare a rinfrescarsi prima del tempo.
- uscire a fare una doccia fredda, cominciando dalle estremità (piedi e mani) salire (gambe e braccia), e passare a torace e testa. Riposarsi per qualche minuto. Si può rientrare per altri 15/20 minuti.
- Uscire di nuovo e rifare la doccia fredda, asciugandosi poi molto bene, e rimanere avvolti in un accappatoio.
- Bere e mangiucchiare qualcosa, per ricaricare liquidi  e sali minerali persi con la sudorazione.
- NOTA: se si continua a sudare, vuol dire che non vi siete rinfrescati bene.
- Quando siamo belli sudati, durante la seduta, è possibile e consigliabile trovare un volontario che ci faccia un bel peeling a schiena e gambe, se non al corpo intero, magari usando sale, o le preparazioni rese disponibili, con o senza guanto di crine. Il risultato sarà un ricordo immemorabile che si vorrà ripetere al più presto. Se non ci sono volontari, richiedete il guanto di crine e fate un'autopulizia per quanto possibile.

La finale di un buona seduta con peeling è sicuramente un massaggio rilassante con oli naturali, che completerà magnificamente la parte relax  intrapresa.

A disposizione Sapone nero d'Aleppo con olio essenziale di eucalipto dall'effetto antisettico e rinfrescante, per l'esfoliazione del corpo, come da tradizione orientale hammam! 

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La sauna


La sauna è di fabbricazione norvegese, in legno di betulla, con due panchine a diversi livelli, stufa interna, pavimento in legno, porta in vetro oscurato. Come accessori ci sono termometro, igrometro, presa d'aria in ingresso e in uscita, clessidra. L'illuminazione è di tipo bianco fioco.
Data l'impossibilità di praticare degli aufguss, date le dimensioni, è stata installata una pompa temporizzata che ogni quattro minuti eroga sulle pietre bollenti della stufa una miscela di acqua depurata e oli essenziali. Quando avviene l'erogazione, si spenge la luce bianca, e si accende, sopra la stufa, una luce rossa. 
Nella sauna c'è un altoparlante che diffonde la musica idonea. 
Nella norma, dato che nessuno è un groso frequentatore di saune, la temperatura d'esercizio medio è di tipo biosauna, sui 60/70 °, ma nulla toglie che possa essere innalzata a temperature superiori.

Come si fa la sauna.
La norma generale prevede queste regole:
- nella sauna non si accede ne a stomaco vuoto, ne troppo pieno. La condizione migliore è fare un pasto leggero, e farla almeno e non molto dopo un'ora dalla fine del pasto.Ottimo anche bere qualcosa di caldo prima di farla.
- vanno tolti tutti gli oggetti metallici onde evitare scottature. I piercing non danno eccessivi problemi, in quanto cedono calore subito al corpo e non si scaldano come medagliette, braccialetti etc.
- prima di accedere in un sauna si deve fare una doccia, onde togliere sudori, sporcizia ed eventuali creme dal corpo. Se uno ha i piedi particolarmente freddi, è bene fare un pediluvio o riscaldarli in doccia prima di entrare in sauna.

- nella sauna si accede da nudi, onde non rimanere soffocati dal caldo, non bloccare la circolazione sanguigna, e dare ad ogni angolo di pelle la giusta dose e diffusione del salutare calore.
- le prime volte può essere consigliabile sedersi sulla panchina bassa, più fresca. La soluzione migliore in assoluto è fare la prima fase da distesi.
- si deve coprire la propria area di seduta con un telo di cotone, e possibilmente anche dove si poggiano i piedi, onde raccogliere il proprio sudore, in modo sia di non diffonderlo ad altri, sia per non sporcare il legno della sauna che non ha vernici protettive, ma è tutto allo stato naturale.


- la sauna non è generalmente consigliata a chi ha la pressione alta, o grossi problemi cardiaci, gravidanza e ciclo mestruale. E' però accessibile per persone di tutte le età.

- Il primo ingresso non deve essere inferiore agli 8 minuti, ma non dovrebbe superare i 12/15. Dopo questo tempo, o se comincia a girare la testa, o si sente una situazione di disagio e di mancanza d'aria (molto rara), si esce, e si va in doccia, a fare un getto freddo qualunque tra quelli presenti, per rinfrescarsi e normalizzare la pressione. Ricordarsi, se si usano getti violenti, di freddarsi a zone, cominciando da piedi, poi gambe, braccia, e per ultimo torace e testa. Bagnarsi completamente in una sola volta, significa alzare molto la pressione, quindi è raccomandato bagnarsi a zone ancor di più agli ipertesi. Dopo di ciò ci si asciuga bene, e si può scegliere secondo le proprie forze e abitudini se rilassarsi un attimo seduti, o tornare subito dentro. 
- il secondo step dura di norma sui 15/20 minuti. Alla fine si ripete il ciclo doccia/riposo.
- è tassativo bere liquidi non zuccherati prima, e dopo la sauna, mai durante. E' bene anche ingerire qualche ristoro solido, non carico: quindi biscotti senza zucchero, oppure frutta candita, et simili 
- i cicli possono essere ripetuti più volte nella stessa seduta, ma è bene intervallarli tra di loro con hammam o riposo.
- i principali benefici salutari della sauna sono: 
  1. stimolazione vasi sanguigni
  2. cura della pelle
  3. aumento difese immunitarie
  4. rilassamento psico-fisico, diminuzione dell’ansia, e sensazione di energia
  5. cura delle vie respiratorie
  6. stimolazione del sistema cardiocircolatorio
  7. effetto depurativo
  8. è inoltre fondamentale per i casi di fibromialgia
- La sauna NON FA DIMAGRIRE, perchè con il sudore si emettono solo liquidi (dai 500 a 1000 ml circa) che si reintegrano immediatamente bevendo. Però i liquidi sudati sono pieni di tossine, e qui che si ottiene l'effetto depurativo.

Una seduta completa dovrebbe sempre finire con un'idratazione del corpo, con oli naturali, meglio ancora con un massaggio rilassante.

NOTA: a seguire foto della sauna di Villa Fenice.






ATTENZIONE: NON E' UNA STRUTTURA PUBBLICA, MA UNO SPAZIO PRIVATO, CHE VIENE MESSO A DISPOSIZIONE GRATUITAMENTE PER AMANTI DEL GENERE E PER AMICI. GLI INCONTRI SONO DI TIPO PRIVATO, A DUE/TRE, O A SECONDA DI ORGANIZZAZIONI FATTE TRA GRUPPI DI AMICI 


 massaggio tantra: leggi info
 


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venerdì 21 novembre 2014

Gnocchi di patate

La tradizione umbra in tema di gnocchi è molto particolare e ambita. Tempo fa sentii tessere delle lodi a dei gnocchi commerciali. Per provare ne presi un pacchetto dei più rinomati.
Mangiabili, ma tutto c'era, meno che patate e farina. Tra conservanti, farine varie, e latte in polvere e altre amenità simili, mi domandai se stavo mangiando gnocchi o concentrati di chimica e schifezze varie. Per questo ripropongo la ricetta base, semplice, veloce, e che più naturale non si può.

Ingredienti:

  1. patate a pasta bianca
  2. farina di grano tenero "0"
Lessare le patate dopo averle lavate, SENZA sbucciale ( se non volete che si inzuppino d'acqua di cottura), senza sale, e ponendole nella pentola a freddo.  Mettere a fuoco vivo e mantenere circa un'ora. La cottura giusta sarà valutata infilandone una con una forchetta. Quando questa entra senza problemi, senza forzare, la cottura è al punto giusto. Scolare l'acqua di cottura, e lasciare le patate dentro la pentola al caldo, chiusa con un coperchio.
Prelevarne una per volta, e sbucciarle. Appena sbucciate vanno ridotte in frantumi quanto più piccoli possibile. I sistemi più usati sono (dal più valido in poi):
1 passapatate (una specie di contenitore con piastra bucata, e uno stantuffo che, grazie ai bracci presenti, fa passare la patata attraverso i fori.
2 passaverdure: messo il disco idoneo (buco medio), mettere la patata in pezzi e farla passare.
3 piatto e forchetta: sfrangere la patata su un piatto con una forchetta.
La patata cosi ridotta va appoggiata su una spianatoia, cercando di non fare mucchi, ma distenderla il più possibile.
Finito di passare la patate, va atteso che si raffeddino completamente. Vedrete tanto vapore uscire dalle stesse, e questo è lo scopo: cercare di togliere quanta più acqua in eccesso possibile.






Una volta raffreddate va cosparsa sopra della farina di grano tenero tipo "0".
Quanta farina?  La tradizione qui varia molto. Si passa da 250 gr a 500 gr per chilo di patate.
Come scegliere?
Prima di tutto va valutato quanto sono fresche le patate: più la raccolta è recente, più la patata è umida. Considerare che la raccolta naturale avviene più o meno i primi di luglio.
Altro parametro, ma difficile da valutare ad occhio, è quanta acqua di cottura hanno assorbito.
Considerare pure che se aggiungiamo troppa farina, poi si ha uno gnocco che della patata perde il sapore.
Come fare? Partendo dalla data di raccolta, partire da 250/300 gr di farina pro chilo.
Spargerla sopra tutte le patate passate, e cominciare a mescolarne un pugno. Che si attacchino alle mani è normale, ma se ottente un composto più "colloso" che un impasto, allora è meglio che aggiungiate ancora farina. Alcuni, nel caso di patate particolarmente umide, aggiungono uno o più uova sbattute, ma anche se si ottiene uno gnocco ben legato, sconsiglio questo metodo.
Trovata la quantità giusta di farina, amalgamare bene e il più possibile il composto, Fino a formare una o più palle. Poi prendere una parte di impasto, e porlo sulla spianatoia dove avrete messo una spolverata di abbondante farina. Muovete le mani fino a formare una specie di grosso grissino (circa un dito). Poi con l'aiuto di una spatola da farina, coltello o altro, tagliare per la lunghezza di 1.5/2 cm il grissino, e passarli in altra farina onde coprire tutta la superficie.
Un sistema un po meccanizzato è usare un macinacarne con imbuto da salsicce (senza piasta bucata). Fare il grissino sarà una voltata, basterà poi rinfarinarlo per rassodarlo meglio, e tagliarlo.
Gli gnocchi sono pronti. Se volete, potete metterli in una vaschetta, separati tra di loro, e congelarli.

Quanti prepararne? Una dose normale è di circa 300 gr a testa, divertitevi con i conti.

Come si cuociono e condiscono?

Preparare una pentola capiente con una manciata di sale (stessa quantità che si usa per la pasta).
Quando bolle gettate i gnocchi (tutti o a porzioni), e attendete che ripreso il bollore, vengano in superficie. Quando galleggiano sono cotti.  Essite uno scolino specifico per tirare gli gnocchi fuori dall'acqua, fatto da fili di metallo ben separati tra loro, che permetteranno un'ottima scolatura. In mancanza va bene anche un colino da fritture, ma state attenti ascolare bene.
Metterli nei piatti o in una grossa ciotola, mettendo il condimento a strati. Lo gnocco cotto non si può girare per mescolare il condimento.
La morte dello gnocco è con ragù di carne, spoverato di formaggio.
Ottimi anche con gamberetti e pesto alla genovese (si scottano i gamberetti, si aggiungono qualche pomodoro ciliegino spezzato, si ammorbidisce, e si aggiunge qualche cucciaio di pesto).
Buoni ovviamente anche solo con pesto genovese, o con funduta di formaggi.
Con sugo di funghi misti poi..... non descrivo, provatelo!!! 

Scegliere la patata giusta


Come saprete, esistono diversi tipi di patate. Seppur in teoria possono usarsi per le diverse cucine senza troppi problemi, ogni tipo ha la sua morte specifica. Elenco velocemente per chi volesse conoscere le differenze.

Patate a pasta gialla: compatte, sode, poco farinose, ideali per friggere, lessare, cuocere in forno, lessare.
Patate a pasta bianca: farinose e ricche di amido. Adatte a tutti i composti morbidi. Per cui saranno la scelta ideale per purè, gnocchi, crocchette, sformati.
Patate rosse: dalla polpa soda e conpatta, che resiste anche a lunghe cotture. Leggemente sapida, è ottima per lessare, al forno, e fritte. Diciamo un ottimo "buona per tutto".
Patate novelle: sono le patate raccolte prima della maturazione, ancora piccole. Si consumano tranquillamente con la buccia, ancora finssima, dopo averle però lavate sotto acqua corrente passandole con un panno ruvido, per togliere la pellicola di crescita. Hanno la caratteristica di essere ancora povere di nutrienti, quindi ipocaloriche e ottime per chi è in dieta e non si vuole negare questo tubero. Si prestano benissimo al forno, saltate in padella o cotte a vapore. Nella norma non vengono tagliate, ma cotte intere.
Patate americane: E si, son ormai arrivate anche da noi. Sono dolci, ricche di betacarotene, quindi antiossidanti, proteggono dai tumori dello stomaco, dall'artrite, e aiutano il sistema immunitario. Sono ottime arrosto, ma anche lessate (sbucciare la patata, tagliare e pezzi uguali, cuocere in acqua e latte al 50 %, e poi condire con burro fuso cospargendole di cannella e zucchero)
Patate al selenio: Prodotte in Emilia Romagna, vengono arricchite di selenio e potassio durante la coltivazione. Buone un po per tutto, hanno la particolarità di fornire selenio mentre mangiamo, utile come forte antiossidante.

Due consigli aggiuntivi.
Le patate vanno conservate in ambiente asciutto e fresco, e soprattutto al buio. Niente frigorifero, getterebbero quasi subito. Se la patata sente caldo, se vede luce, germina e gli "occhi" producono le nuove piantine.
Se le trovate le vostre patate che stanno appena gettando, potete togliere gli occhi, e programmate di mangiarle al volo.
Se le trovate con gli strami già lunghi, buttatele. Una patata che sta germinando diventa tossica.
Cosi come quando le acquistate o le state sbucciando, e vedete che sono di colore verde,  evitate di acquistare e di consumarle. Il verde è dato da un conservante antigerminante, che non è proprio il massimo da ingerire; anzi, qualcuno afferma pure che sia tossico. Non so se sia vero, ma tutto ciò che è chimico, se posso lo evito.

Altro consiglio. La domanda che di solito ci si pone è sempre quella: quante patate occorreranno? Se le fate arrosto, state dai 250 ai 300 gr a persona, lesse un po meno, a purè meno ancora.

mercoledì 19 novembre 2014

Cappelletti umbri

E' assodato che il cappelletto umbro non ha "copie", se non nel formato, in nessun altra regione. O meglio, ogni regione ha il suo cappelletto o tortellino, con ripieni variabilissimi, e altrettanto varibili fatture, ma quello umbro è veramente diverso da tutti gli altri.
Chiedo subito venia ai corregionali per l'uso del termine "tortellino". In effetti Tortellino è solo la versione "bucata", ad anello, che non appartiene alla tradizione umbra.

Dosi medie per 10/14 persone

Ingredienti per il ripieno (1 kg di carne - 1,5/1,6 kg prodotto finito)
  1. 400 g carne di manzo
  2. 400 g carne di maiale
  3. 100 g salsiccia
  4. 1 uovo
  5. 200 g parmigiano grattato
  6. noce moscata
  7. 1-2 cipolle
  8. 1-2 costa di sedano
  9.  2-3 carote
  10. 2 spicchi di aglio
  11. 3-4 chiodi di garofano triturati
  12. un ciuffo di prezzemolo
  13. limone (un pezzetto di scorza gialla intera o grattugiata)
  14. 1/2 bicchiere di vino bianco 
  15. sale
  16. pepe
Per la pasta (dose per 10 uova medie)
     1.  1000 g farina 0 di grano tenero, o...
     1 bis 500 g farina 0 grano tenero più 500 g semola di grano duro o....
     1 tris 1000 g semola di grano duro

     2 10 uova medie
Per il brodo
  1. cappone o gallina
  2. carota
  3. cipolla
  4. sedano
  5. 2-4 chiodi di garofano
  6. una crosta di parmigiano 
  7. variante: aggiunta di spicchio di vitello con ossa tipo ginocchio
Regola generale: Per i quantitativi regolarsi come segue:
Ogni persona mangia mediamente una porzione di circa 150 grammi di cappelletti. Spesso prende il secondo piatto.
Le proporzioni per una preparazione unica sono circa: 100 gr di carne x 1 uovo (60gr circa) x 100 grammi di farina. A preparazione finita il peso complessivo si aggira sui 270-300 gr. a uovo (dose buona per due persone)
Nella tradizione umbra non si conta nulla, ma si fanno sempre grossi quantitativi, radunando le famiglie per il montaggio dei cappelletti, e l'avanzo si congela tranquillamente per altre occasioni.

Ripieno
Prendere una casseruola ben capiente.
Mettere a soffriggere cipolla con sedano e carota a pezzetti, la scorza di limone, l'aglio a fettine, il prezemolo triturato, il chiodo di garofano sminuzzato, della noce moscata in polvere, e cominciare la cottura

Assolutamente non usare carne macinata.
Sgrassare la carne di vitello, togliere eventuali nervature.
.
Disporre la carne a tocchetti sopra gli odori in cottura, mettere del sale, un po di pepe, chiudere il coperchio e lasciare che cominci a schiumare. Girare la carne e aggiungere mezzo bicchiere di vino bianco quando non si vede più traccia di carni crude. Portare a termine la cottura.
Quando il tutto è ben cotto, far assorbire a fuoco lento i liquidi di cottura.
Se si è usata la scorza di limone, e per non rischiare una prevalenza di questo sapore, togliere le scorze prima della macinatura. Può essere usato un cucchiaio di succo. 
Ora prendere un macina carne e con disco a grana fine ( 3 mm), macinare tutta la carne, assieme agli odori immessi in cottura. Mettere sul macinato le uova, una bella spolverata di noce moscata, e del parmigiano grattugiato (200 gr per kg). Amalgamare bene il tutto. assaggiando il risultato e correggendo i sapori leggeri.

La pasta

La pasta può essere fatta in diversi modi. Il più tradizionale è con farina "0" di grano tenero. Ma l'esperienza ci dice che se la pasta contiene una parte più o meno grande di farina di grano duro, il risultato sarà sicuramente migliore sotto l'aspetto consistenza e gusto. La miglior versione è quella con solo grano duro, viene eccezionale. Si miscelano bene questi ingredienti, e solo nel caso che l'uovo sia piccolo, quindi l'impasto risulti eccessivamente duro, mentre si fa la miscela si può aggiungere pochissima acqua (1/2 cucchiai). L'impasto deve poi essere lavorato a mano, miscelando e amalgamando il più possibile. Fatto questo dividere l'impasto in piccole palle, della grandezza di una palla da tennis, anche meno. Con la mano bagnata d'olio, oliarle leggermente all'esterno, e disporle in un recipiente. Coprire poi il recipiente con un po di pellicola facendola aderire alle palle, e lasciar riposare almeno una mezz'oretta. NOTA: si può preparare anche il giorno prima, riporla in frigo, e tirarla fuori un po prima di doverla stendere per farla riscaldare un po.
A questo punto prendendo una palla per volta, preparare la sfoglia di pasta, il più fine possibile. Può essere fatta sia a rasagnolo che con la macchina a rulli. Quella fatta a mano risulterà più "scabrosa" in superficie, ma se si usa la macchina, si può ovviare usando la farina di semola "sporcandoci" la palla quando si stende. Alla fine il risultato sarà quasi identico. Stesa la prima sfoglia, tagliare la pasta in quadretti di circa 4 x 4 cm, oppure usare un bicchierino dello stesso diametro, e ottenere le forme. Mettere al centro una pallina di ripieno, all'incirca delle dimensioni di una nocciolina, e richiudere velocemente il cappelletto nella forma classica o a tortellino, secondo la manualità che conoscete meglio. Si raddoppiano i bordi avvolgendo la pallina di carne, chiudendolo a triangolo. Si prende una delle punte di piegatura, e si gira attorno ad un dito, premendo bene i bordi su se stessi. Preparare piccole sfoglie alla volta, in modo che la pasta non abbia a seccarsi. 
Una volta fatto il cappelletto:
- Metodo per consumo immediato (entro uno due giorni):  appoggiarlo su una spianatoia coperta da un vecchio telo di lino grezzo, il migliore per far asciugare il cappelletto. 
- Metodo con congelazione: Fare una asciugatura parziale come sopra (due tre ore), poi metterli in una vaschetta di allumino, separando i singoli strati con carta da forno, per il congelamento successivo, e poi radunati dentro dei normali sacchetti da congelatore.

Il brodo.

Il miglior brodo per i cappelletti è il brodo di cappone, o di gallina (non pollo). Volendo si può aggiungere, per dargli un sapore più deciso, uno spicchio di petto di vitello, e delle ossa di ginocchio. 
Nelle due versioni considerare:
  1. brodo di solo cappone (per 10/15 persone): un cappone intero 
  2. brodo maritato: 1/2 cappone, 800/1000 g bollito di manzo, ossa muscolose tipo ginocchio
  3. Acqua, circa 3/4 litri per ogni kg di carne
Considerare 1/2 litro a porzione circa.
Preparare la pentola, mettere la carne , sedano, carota, cipolla, un pezzo di crosta di parmigiano pulita (10 x 5 cm),  4/5 chiodi di garofano, un cucchiaio raso di sale, acqua fredda. 
Portare a bollore e lasciare bollire a fuoco lento, per non meno di due tre ore (assaggiare). La carne dovrebbe sfaldarsi con facilità e i tendini attorno alle ossa risultare molto morbidi. In caso di uso di pentola a pressione, di norma bastano 45 minuti. Lasciar raffreddare fino al giorno successivo, se possibile mettendo in frigo o in ambiente fresco, quando è raffreddato.
Il giorno dopo togliete dalla superficie tutto il grasso condensato e galleggiante con una schiumarola.
Con un apposito passino da brodo, o filtro cinese (quello con la stoffa in microfibra) togliere il brodo trasferendolo in altra pentola, e sistemare la carne in modo idoneo onde essere usata come lesso (consigliati i peperoni fantasia che trovate in questo blog).


La finale

Portate il brodo ad ebollizione, e mettete i cappelletti in cottura. Ricordate, circa 150 gr a persona, considerate porzioni in più per i mangioni... e sappiate che anche riscaldati, sono il finimondo, per cui non lesinate le porzioni. Dopo circa 3/4 minuti il cappelletto è cotto (assaggiare per non farlo scuocere, deve rimanere abbastanza al dente). Buona mangiata e....pronti a riceve tanti ma tanti applausi!!!!







Lenticchie Umbre

Ingredienti

  1. lenticchie
  2. salvia
  3. aglio
Varianti in aggiunta

  1. cipolla
  2. pomodoro
  3. peperoncino

Prima di tutto: quali lenticchie?
Nel mercato troviamo una decina di lenticchie diverse, per colore, consistenza, sapore e destinate anche ad usi diversi. Noi parliamo di quelle umbre in particolare, marroncine, anzi definite come "giallo-rosso-verdi"
Tutte ovviamente sono ugualmente buone, ma qui parleremo di quelle tipiche e in particolare quelle di Colfiorito e quelle di Castelluccio di Norcia (più tigrata), che detengono addirittura il marchio IGP. La lenticchia è uno di quei legumi biologici "per forza". Resistenti a tutti i parassiti, è uno dei pochi che non ha bisogno di altro che acqua e concime.
Le lenticchie umbre hanno anche un'altra caratteristica, sono abbastanza rare e preziose. Quindi fate attenzione, quando le comprate, sul luogo reale d'origine. Che il prezzo valga il prodotto.
Una differenza sostanziale da "cucina", è che mentre la lenticchia grossa, spesso si "sbuccia", la piccola rimane sempre integra.
Pesate le lenticchie necessarie (80/100 gr a testa), per quanto pulite alla fonte, controllate sempre che non vi si siano mischiati altri semi o sassolini. Basta metterne piccole quantità in un piatto, e scorrerle con un dito. Fatto questo dategli una passata veloce d'acqua mettendole in uno scolapasta. Attenzione, al contrario di altri legumi secchi, non vanno assolutamente messe in ammollo per qualche ora.
Mettetele in un tegame capiente, a forma più verticale che a casseruola. Aggiungete uno o più spicchi di aglio, qualche foglia di salvia. A piacere aggiungereuna cipolla piccola, qualche cucchiaio di passata di pomodoro, uno o più peperoncini piccanti, un pizzico di sale, da aggiustare a fine cottura.
Mettete acqua fino a superare di 2/3 dita la superficie delle lenticchie, e messe a bollire. La cottura non è lunghissima, in media sui 20/30 minuti son più che sufficenti.

Come mangiarle?
Qui i sistemi si sbizzarriscono a dismisura, anche copiando un po da altre regioni.

Nella tradizione umbra si mangiano con.... la bruschetta.
Bruschetta: pane toscano (senza sale) raffermo di 2/3 giorni, fatto a fette di circa 1-1,5 cm, abbrustolite su fuoco o piastra, su cui viene strisciato uno spicchio d'aglio, e un filo d'olio nuovo. Queste vengono poste sul fondo del piatto, e sopra si mettono le lenticchie abbastanza scolate.

Dall'uso come semplice minestra, all'aggiunta di pasta molto piccola, tipo corallini, quadrucci all'uovo.
Ma la vera morte è in minestra o come controrno con .... lo zampone.
Lessato o riscaldato lo zampone, si prepara in fette larghe un dito.
Nella forma di minestra, si mettono le lenticchie abbastanza umide, con qualche fetta di zampone dentro il piatto.
Nella forma di controrno, si dispongono quasi asciutte su un vassoio, dove vengono adagiate in superficie le fette di zampone. 

martedì 18 novembre 2014

Strascinati (ricetta di Cascia)

Ingredienti per 4 persone
  1. 100 gr pancetta a fettine o cubetti (ottima quella affumicata)
  2. 2-3 salsicce umbre
  3. 200 gr panna
  4. limone
  5. noce moscata
  6. pecorino (o parmigiano)
  7. 4 uova
  8. pasta: consigliate mezzepenne
Mettere a cuocere la pasta (considerare una porzione più scarsa di quella abituale. Se nella norma si mangiano 100 gr di pasta, non metterne più di 80 a testa).
In una padella capiente (dovrà accogliere pasta e condimento), mettere la pancetta e la salsiccia sbriciolata con una forchetta). Non aggiungere nessun olio. Lasciara andare la cottura fino quasi all'indorimento.
A questo punto spolverare con della noce moscata, e qualche goccia di limone (per 4 persone basta 1/8). Miscelare per amalgamare e aggiungere la panna. Se necessario aggiungere del latte per scioglierla. Amalgamare ancora e spolverare con ua manciata di parmigiano.
Lasciare al caldo, in attesa della pasta. Appena pronta la pasta metterla nella padella, quindi aggiungere un uovo a testa leggermente strapazzato. Miscelare bene il tutto facendo attenzione a lasciare l'uovo morbido (non fate una fritatta!!).
Servire e buon appetito

PS: questo piatto viene considerato, per la sua consistenza, come unico.

Un po di storia. Correva l’anno 1494, quando i Capitani Paolo e Camillo Vitelli, alla testa di numerosi fanti e cavalieri, invasero la terra di Monteleone, onde dare aiuto al Re di Francia, Carlo VIII, intento allora alla conquista del regno di Napoli.
Un giorno i due fratelli si trovarono, stanchi ed affamati, alla porta del Castello di Vetranola ed ivi chiesero cibo e ristoro.
Ritenendo, però infidi gli abitanti, stimarono miglior partito prendere prigionieri il castello e tutti gli uomini validi e quindi ingiunsero alle donne di imbandire la mensa e servirli.
L’odio ed il rancore per l’oltraggio patito indussero le donne del Castello a preparare per gli invasori un misero piatto di “penchi” assai male conditi, giustificandosi col dire che, per i tempi calamitosi, non avevano altro di meglio da offrire.
Tale incauto comportamento fece montare in furore i Vitelli i quali ordinarono che tutti i prigionieri, mani e piedi legati, venissero attaccati ai cavalli per essere TRASCINATI, fino a morte, intorno al Castello.
A nulla valsero le preghiere ed i pianti delle donne; solo ebbe effetto l’ardimentosa proposta di una bella fantesca, la quale si offrì di mutare i dispregiati ”penchi” in una sostanziosa vivanda mai prima gustata, a patto però, che non si procedesse nella minacciata rappresaglia.
Si era in carnevale e, se le carnascialesche imprese eran neglette, tanto imperava il pianto e la tristezza, pure fioriva la sagra dell’utile suino, che dette alla giovane il mezzo per vincere la disperata impresa.
Con guanciale magro, salsicce fresche, uova e pecorino, abilmente manipolati e rimescolati, trasformò quei “penchi” in una prestigiosa vivanda che i Vitelli e la loro scorta gustarono a pieno, tanto che placati e satolli ripresero la via di Napoli, senza fare danno ad alcuno.
Da allora nella terra di Monteleone tale pietanza viene chiamata “STRASCINATI” , felice improvvisazione di una giovane umbra innamorata.

Ceci e maltagliati (ricetta medievale)

Per la minestra
  1. ceci lessati
  2. pancetta stagionata 
  3. peperoncino
  4. passata di pomodoro
  5. foglie fresche di rosmarino
Per la pasta (2/3 persone)
  1. 1 uovo
  2. 100 gr farina di grano tenero o duro (consigliata)
 Maltagliati:
amalgamare l'uovo con la farina. Fare una sfoglia (intera o a piccoli pezzetti) fino a circa 1/2-1 mm di spessore secondo gusti. Tagliare in pezzi piccoli senza forme precise (piccoli rettangolini informi 2x1 cm vanno benissimo). Spolverare di farina un supporto e stenderli sopra, lasciando asciugare un po. Va bene anche farla seccare, se si vuol preparare in anticipo.



Minestra
Una volta lessati i ceci, lasciarne una po da parte, interi. Passare gli altri con mixer o passaverdure fino a ridurli in crema.
In un tegame mettere un po di pancetta (circa 30 gr a persona), tagliata in striscioline piccole.
Andare a fuoco lento fino allo scioglimento della pacetta. Delle prove vi diranno se la preferite croccante (nel caso togliete un po di grasso di risulta).
Quando è dorata a sufficenza, mettete una spolverata di peperoncino, o piccoli pezzettini, e lasciarli uno due minuti assieme alla pancetta mescolando.
Aggiungere la passata di ceci, i ceci lasciati interi, le foglioline di un rametto di rosmarino, e se piace due cucchiai di passata di pomodoro. Aggiungere un po d'acqua. Lasciar bollire a fuoco lento qualche minuto, facendo attenzione che il tutto rimanga liquido senza rassodarsi troppo. Aggiustate di sale.
Quando la minestra è pronta, aggiungete i maltagliati (circa 60/70 gr a testa), lasciar cuocere e servire caldi.


domenica 16 novembre 2014

Anima Nera



INGREDIENTI:
  1.    1,5 litri di acqua
  2.    1 litro alcool puro
  3.    70 gr di liquirizia pura o 150 di radice triturata
  4.   1 kg zucchero

ESECUZIONE
Con liquirizia pura
Miscelare acqua e liquirizia riscaldando fino allo scioglimento. Aggiungere alcol e zuccero. Assaggiare e nel caso correggere nell’elemento mancante o predominante
       
               Con radice triturata

Mettere l'acqua in pentola grande,quando è calda versare la liquirizia triturata mescolando fino allo scioglimento della stessa a fuoco lento. Verso la fine dello scioglimento versare il kg di zucchero e continuare a mescolare. Una volta sciolto il tutto, togliere dal fuoco, lasciar raffreddare e versare l'alcool. Filtrare.

               Per entrambe

Versare in bottiglie o contenitori a piacimento. Dopo 2 giorni è pronta. Conservare in frigo e servire quanto più fredda possibile. Ricordarsi di agitare la bottiglia prima di servire.